i simboli del Salento
Geco, da mostro a portafortuna del Salento
La crescente antropizzazione e l’impiego di diserbanti avranno anche ridotto il numero dei gechi, ma per fortuna non sono riusciti a eliminare questi animaletti tanto schivi quanto utili all’uomo, preziosi per l’equilibrio faunistico e così speciali da attirare l’attenzione degli ingegneri della NASA.
Non c’è superficie, per liscia che sia, su cui i gechi non sono capaci di aderire saldamente sfidando la forza della gravità e ciò è dovuto alle innumerevoli lamelle delle zampe, una caratteristica che non poteva lasciare indifferenti coloro che si occupano di tecnologie aerospaziali.
I gechi sfruttano le forze di Van der Waals per aderire alle superfici senza ventose e arrampicarsi sui soffitti delle abitazioni, ed è proprio qui che si rivelano nostri validi alleati in quanto si nutrono di zanzare e altri insetti che tormentano le notti estive. Sarebbe una ragione in più per non ammazzare i gechi e invece c’è ancora chi ne dà la caccia per tutta la casa. Se anticamente si credeva che i gechi fossero velenosi e addirittura pericolosi per le donne incinte, oggi sono venerati come divinità in Polinesia e considerati dei portafortuna in Salento.
Per i salentini il geco ha assunto una valenza simbolica pari soltanto al ragno tarantolato, tanto è vero che sui tamburelli della pizzica la sagoma del geco ha affiancato o sostituito quella della tarantola. Vagando per il Salento si legge “gecu” in ogni dove, e a questo simpatico e apotropaico sauro si dedicano insegne di centri vacanza e associazioni culturali.
punto con il geco comune, la tarantola muraiola dal corpo tozzo e corazzato.